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La rivista online di Legacoop Liguria
Ed. Dicembre 2017

I giovani e la disoccupazione

Italico Santoro, Tre soluzioni per non “parcheggiare” i giovani, «La Cooperazione Italiana», 1° dicembre 1976 

 

«Su un punto almeno l'orientamento delle forze politiche e sociali in tema di occupazione giovanile può dirsi concorde: nel ritenere, cioè, che questo problema sia uno degli aspetti più drammatici e vistosi della crisi italiana e che intorno ad esso convergono alla fine molte delle distorsioni che caratterizzano il nostro meccanismo di sviluppo […].

 

È un fatto, che le più giovani generazioni, coinvolte nel dramma della crisi da un lato ne scontano tutti i contraccolpi più gravi, dall'altro ne riassumono le caratteristiche e le tendenze. Detto questo, bisogna però subito aggiungere che altrettanta convergenza tra le forze politiche e sociali non si riscontra quando si passa da queste considerazioni di partenza alla fase della terapia, quando cioè si cerca di prospettare uno schema di approccio al problema.

 

Si delineano, invece, due diversi atteggiamenti. Da una parte c'è la tendenza a considerare il fenomeno a sé stante in certo senso ad estrapolarlo dalla più generale condizione dell'economia italiana, isolando una sorta di categoria – quella dei giovani, che per le sue caratteristiche (disoccupazione di massa, collocazione ai margini del sistema produttivo) merita una considerazione originale e specifica.

 

Un secondo indirizzo punta invece a ricondurre il problema nell’alveo della più generale tematica dell’occupazione, a vedere nel fenomeno non soltanto un effetto, tra i più gravi, della crisi economica, ma anche un risultato di fenomeni garantisti, talora addirittura corporativi, che se da un lato valgono a tutelare quanti sono già inseriti nelle attività produttive, dall’altra contribuiscono a mantenere lontano quanti invece sono privi di un lavoro.

 

Le proposte oggi in discussione (un salario ridotto in cambio di una attività lavorativa precaria integrata da un periodo di qualificazione professionale) rischiano di prolungare ulteriormente il parcheggio dei giovani che da tempo tendono ad allungare il periodo di studi per mancanza di alternative nel mondo del lavoro […] oltre a comportare aumenti di spesa pubblica. Queste iniziative non possono essere dissociate dalla prospettiva di medio periodo, non possono risolversi in soluzioni precarie, in un allargamento dell’area improduttiva del sistema, non possono ridursi a tamponare, magari aggravandola nel tempo, una situazione certamente esplosiva.

 

È questa l’ottica in cui si pone la Lega delle Cooperative, e ci sono tre direzioni almeno su cui il movimento cooperativo può in concreto cimentarsi. In primo luogo esiste una capacità di assorbimento di nuova occupazione nelle imprese cooperative, che è certamente in questa fase quella che si riscontra nelle imprese pubbliche o private. È già un fatto importante che questa capacità di assorbimento sia rivolta a vantaggio dei giovani, tanto più che per questa via si contribuisce non solo ad alleggerirne la pressione sul mercato del lavoro ma anche ad allentare la stretta della crisi nel Mezzogiorno.

 

Un secondo terreno sul quale il movimento cooperativo può cimentarsi - utilizzando a termine, e solo a termine i contributi previsti della proposta del governo - è quello di organizzare la domanda di bisogni sociali inappagati, e che tali sarebbero destinati a rimanere per lungo tempo data la condizione finanziaria degli enti locali. Nelle grandi città soprattutto, ma non solo nelle grandi città, esistono problemi attinenti la scolarità, i trasporti, i consumi pubblici in genere, che la crisi tende a dilatare. Un efficace processo di associazione tra gli utenti di questi servizi può consentire di raggiungere un doppio risultato: da una parte migliorare le condizioni dei servizi complessivi senza appesantire di nuovi costi le già dissestate finanze degli enti locali, dall'altra creare posti di lavoro (non precari, ma stabili) per un certo numero di giovani quasi tutti appartenenti alla schiera dei disoccupati intellettuali.

 

Terzo punto, infine: lo sforzo che può essere fatto – in direzione analoga ma con strumenti diversi - per associare questa volta gli stessi giovani in cooperative che siano in grado di fornire all'operatore pubblico – stato, enti locali, Università, etc. - servizi di cui esso ha bisogno e ai quali non è in condizioni di provvedere, e che possono avere secondo i casi il carattere del rapporto continuativo e stabile o quello della occasionalità.

 

Sono tre iniziative concrete. che non si propongono certamente di dare una risposta complessiva e globale al problema della disoccupatone giovanile ma che, con altrettanta certezza ed evidenza, consentono ad un certo numero di giovani soluzioni immediate e non precarie, utilizzando contributi pubblici non per alimentare un parcheggio assistenziale ma in modo sicuramente produttivo».

 

Italico Santoro (Contursi Terme, 1940), economista e dirigente d’azienda, è stato deputato nella X e XI Legislatura del Parlamento del Partito repubblicano italiano, condirettore de «La voce repubblicana», parlamentare attento all'economia e alla politica internazionale, analista per «Nord e Sud», «Il Mondo», «Nuova Antologia», è oggi tra gli animatori della Fondazione Spadolini. 

 

Con questo numero chiude la rubrica dedicata al 130° anniversario del periodico «La Cooperazione Italiana»: nell’augurare buone festività a tutte le cooperatrici e ai cooperatori, Ames dà appuntamento al nuovo anno con una nuova sezione di approfondimento.

 

L’indice degli articoli precedenti: http://www.infolega.coop/it/130-anni-di-cooperazione-italiana

 

Crediti foto: @Tano D’Amico, Disoccupati organizzati, Napoli 1972; @La Cooperazione Italiana