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La rivista online di Legacoop Liguria
Ed. Aprile 2019

1954: un patto per le cooperative delle aree interne

“La corriera della ditta Calero aveva imboccato la salita del Creto. Ero diretto a Montoggio (GE) con i dirigenti della Federazione Provinciale Cooperative e Mutue; in quel comune montano doveva svolgersi un consiglio straordinario del movimento cooperativo per un esame dei problemi contadini.

 

Era la seconda volta che io passavo da quelle vallate ed il paesaggio pittoresco delle montagne scoscese, degli ampi pascoli senza alberi, delle casupole sparse qua e là, delle acque disordinate dei ruscelli non mi ingannavano più. Sapevo che cosa c’era dietro di esso: conoscevo già la vita di stenti e di miseria dei vallegiani […] e lo stato d’animo generale della loro gente, decisa a muoversi per il proprio riscatto, per fare conoscere a tutti la sua insostenibile vita, per fare capire che si poteva e doveva fare qualcosa per combattere i disagi naturali della montagna nell’interesse dell’economia di tutta la provincia.

 

E questa volontà di rinascita dei contadini la trovai espressa a Montoggio a quel convegno della Federcoop che si svolse nel salone della SMS Balilla: ad essa vennero contadini delle più remote vallate, per sentire le crude cifre della paurosa depressione economica della montagna, della mancanza di comunicazioni più modeste, di case abitabili e di ogni minima assistenza sanitaria per le famiglie dei contadini, della necessità di opere atte a convogliare ed utilizzare le acque, oggi quotidiana minaccia per le cose e per gli uomini. Cifre inoppugnabili, che hanno dimostrato che non esiste il reddito più modesto che possa garantire la vita in queste zone e non le faccia spopolare. A tutto questo sono da aggiungere le speculazioni degli intermediari sui pochi prodotti tipici delle montagne, il latte, il bestiame e la legna.

 

Ma i contadini hanno parlato chiaro al convegno cooperativo, usando il forte dialetto locale, e al convegno di Montoggio guardano oggi con fiducia e sicurezza tutti i contadini della nostra provincia. Da esso infatti è scaturito un solenne patto tra tutte le cooperative genovesi, sia di consumo, di lavoro o di produzione, dalla Alleanza alla Ferrovieri, da quella di Rossiglione a quella di Sestri levante, dalla CORI alla SIAC di Cornigliano, con l’adesione incondizionata degli operai: quello di aiutare gli abitanti a creare le loro cooperative con le quali sottrarsi al secolare sfruttamento.

 

I contadini, ritornando alle loro case hanno parlato di questo patto con le loro donne, ai loro familiari. Poi, decisi e sicuri, hanno percorso i sentieri più impervi e hanno raggiunto le case più sperdute, hanno toccato i contadini più diffidenti. Hanno portato a tutti la voce della Federazione delle Cooperative, il suo solenne impegno a formare un fronte unico con i contadini e gli operai per la rinascita della montagna. Ora inizieranno il loro lavoro di organizzazione per la fioritura di nuove cooperative”.

 

Da: Nates Mazzocco, Il paesaggio è magnifico, ma i montanari hanno molti problemi, «La Cooperazione italiana», 3 marzo 1954. 

 

La cronaca di 65 anni fa ci restituisce un panorama che non stentiamo a riconoscere immutato nell’entroterra genovese, seppure in un quadro di generale sollevamento da quella condizione di estrema povertà ancora diffusa negli anni del dopoguerra. I problemi di accessibilità ai servizi primari, di contenimento del rischio idrogeologico del territorio provinciale, la lontananza dai presidi sanitari e dai centri di istruzione sono tuttavia ancora all’ordine del giorno, e ancora la cooperazione cerca di trovare le soluzioni attraverso strumenti come la cooperazione di comunità.